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13/03/2022 - Norchia e le sue Tombe Rupestri



Informazioni sull'uscita

Data: 13/03/2022

Difficoltà:

- Difficoltà media
- Presenza guadi, munirsi di stivali o buste di plastica

Distanza in auto: 50 km (a/r)

Lunghezza percorso a piedi: 5 km

Note:

         
Norchia e le sue Tombe Rupestri
Distanza: 50
Lunghezza: 5,5
Punto di ritrovo: Parcheggio sulla Strada Mediana adiacente il Tribunale di Civitavecchia
Pranzo: al sacco
Ora di rientro: a termine escursione

Gruppo trekking Tiburzi Civitavecchia

Escursioni Etrusco-falische

DOMENICA 13 Marzo 2022

Visita

alla

LUCUMONIA ETRUSCA DI

“Norchia”  

UBICATA NEI PRESSI DI 

Monte Romano

 

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Note logistiche

Si tratta di una delle più belle escursioni nel territorio Etrusco.

Percorso  auto a/r km. 50

Percorso a piedi Km. 5,5

Grado difficoltà … media:

  •  Presenza di due guadi superabili con stivali al ginocchio o buste di plastica robuste (edili in vendita presso ferramente ad euro 0,50 cad.).
  • Presenza di tratti in discesa superabili ma con attenzione.
  • Utili …. Bacchette da trekking

Pranzo al sacco

Luogo di ritrovo/orari partenza auto … sempre i soliti (Park Tribunale di Civitavecchia. Ritrovo ore 8.15 … partenza auto ore 8.30

No sosta caffè (premunirsi)

Termine orario presumibile, torneremo alle auto non prima delle ore 16.00

Per raggiungere il luogo partenza escursione :

A 12 direzione Monte Romano, si esce per l’Aurelia Bis. Superata Monte Romano, alla rotonda nei pressi del raccordo con la Superstrada si deve prendere direzione “Cinelli”, ma fare attenzione perché la località, dalla rotonda,  si può raggiungere  con due strade, ma occorre  imboccare quella della seconda indicazione. La prima vi porterebbe più avanti della località Cinelli, nel qual caso poi dovreste tornare indietro. Se non erro bisogna imboccare la terza uscita.

Un caro saluto a Voi, mentre per i più curiosi riporto di seguito  qualche nota di cultura spicciola …

                                                                    Vanì 6/03/2022                

 

 

 

 

LUOGHI DI PARTICOLARE INTERESSE

 

LA VALLE DELL’ECO – LE STRAORDINARIE TOMBE RUPESTRI  SUI TORRENTI PILE E BIEDANO - LA CAVA BUIA SULLA CLODIA – L’ACROPOLI  - LA CHIESA DI SAN PIETRO. I CORSI D’ACQUA

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Origine del nome della Lucumonia

 

Dalla Divinità etrusca Nortia, - le cui peculiarità cultuali furono il destino e la fortuna - La Civitas etrusca cui fu tanto cara, trasse il nome!

 Nel prossimo tempio di Volsinii, a lei dedicato, venivano infissi dei chiodi sul muro, che servivano a tenere il computo degli anni, una sorta di calendario. Per questo motivo la Dea venne associata ad Atropo della mitologia ellenica, tutrice della sorte dell’uomo e del suo destino.

Atropo, la più anziana delle tre Moire, svolgeva il delicato compito di recidere, con lucide cesoie, il filo che rappresentava la longevità della vita di ciascun uomo, decretandone il momento della morte.

 

PS

Anche nella cittadina Umbra di Norcia, pur essa Etrusca, la Dea era particolarmente onorata.

°°°°°

 

Il suo territorio.

 

Immense boscaglie, fertili e vaste pianure sullo Sferracavallo (Pian Morgano) e Piano del Casalone, ricchi di corsi d’acqua, determinarono l’agiatezza  della lucumonia.

Le maestose tombe rupestri del V e del IV secolo a.C., fatte erigere dall’aristocrazia “agraria”, attestano il fecondo periodo di questa contea, mentre i centri etruschi posti sulla costa Tirrenica già subivano una certa crisi “economica” nel commercio via mare.

  Genti elleniche in massa, si erano stanziate nel sud Italia,  continuando a comprimere le attività marittime delle popolazioni italiche anche dopo la Battaglia del Mare Sardonio (540 – 535 a.C.), mossa per evitare una certa colonizzazione marginale. In questo conflitto gli etruschi, alleati dei Punici combatterono contro i Focei, il cui territorio era stato invaso da popolazioni iraniane.

Norchia, come già accennato, trasse un certo vantaggio da questa situazione, grazie allo sviluppo della pastorizia e dell’agricoltura, favorita anche dalla sua posizione geografica.

 

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Cose notevoli.

 

 

LE TOMBE RUPESTRI ED I TOMBAROLI

 

Quando si discendono le forre ci si imbatte in una lunga teoria di tombe realizzate sulle falesie, a volte disposte anche su più piani.  Se ne incontrano di  “ordinarie”, di belle e di notevoli, con strutture architettoniche di tutto rilievo.

Sono del tipo a dado, a semidado od a sola facciata (o falsa facciata). Molte si presentano in evidente stato di dissesto, soltanto alcune hanno subìto lievi danni e raccontato la loro storia.

Di alcune conosciamo il nome dei proprietari dal “gentilizio” familiare riportato sui sarcofagi, rendendo cospicue stipi votive.

Il susseguirsi dei predatori, nell’arco di 2700 anni, ha sottratto di ogni cosa di particolare interesse la maggior parte delle ricche necropoli.

 I primi tombaroli furono i romani, che asportarono dai cimiteri etruschi soltanto i manufatti in oro ed argento.

Dopo un lungo periodo di relativa tranquillità le nostre necropoli furono rivisitate da ignari contadini che scoperchiarono, senza volontà, con il vomere dell’aratro le tombe, poste nei campi. I nostri innocenti tombaroli non compresero bene in cosa si fossero imbattuti. Le tombe venivano attribuite a defunti di un passato recente, non già appartenenti a genti vissute oltre 2000 anni prima.

Si dice che … i vasi di bucchero che venivano alla luce dalle deposizioni, a volte, venivano frantumati, ed i cocci utilizzati per scagliarli contro i buoi legati al giogo dell’aratro, onde più esortarli al lavoro nei campi.

Tanti vasi etruschi furono distrutti perché finirono come bersaglio per il tiro a segno dei ragazzi.

Venne poi di moda in Europa l’hobby per gli scavi archeologici generalizzati (Egitto docet), cui non si sottrasse neppure Henry Marie Beyle, al secolo Stendhal, il quale amava andare per tombe nel territorio tarquiniese, al seguito di altri notabili ed onorate persone. Non pochi si sono arricchiti con questo tipo di attività!

Ed ancor prima che fosse unificata l’Italia (1861), gli antiquari esercitarono un cospicuo commercio di antichi reperti, sottratti da scavi di città storiche e dalle rispettive necropoli. Notevole parte del ricco patrimonio archeologico fu disperso tra musei e collezionisti di tutta Europa. Questa incessante attività non cessò mai in Italia anche dopo che il commercio di antichi reperti fu dichiarato reato.

 

 

LE PRINCIPALI TOMBE

 

  • Le immense Smurinas
  • La  Ciarlanti
  • Quella a casetta
  • La prostila
  • Quella del camino
  • La gemina di Vel Ziluse
  • La Lattanzi
  • Quelle doriche

 

 

 

Nella Valle di Norchia, ovunque si ponga l’occhio, è un bel susseguirsi di architettoniche immagini tombali! Queste importanti emergenze ormai note in tutto il mondo, ci fanno capire l’amore del  popolo etrusco per i propri defunti.

 

MONUMENTI SULL’ACROPOLI

 

- La chiesa di San Pietro

- Il Castello dei di Vico

- La tomba adattata a “colombario”

- La porta est

- il tratto della Via Clodia

- la vista panoramica sul complesso tombale del tratto “Fosso Pile”-

 

 

Lungo i Fossi del Pile e dell’Acqualta troviamo la Tomba c.d. a casetta, di architettura unica e singolare e due tombe a tempio dorico, opere di rari esempi in Etruria.

         

Le facciate recanti immagini in bassorilievo, lise e mal ridotte dagli agenti atmosferici delle “Doriche”, sono rese comprensibili soltanto dal cartello esplicativo della Sovrintendenza.

Dei due timpani ne sopravvive intero uno soltanto, metà dell’altro si trova presso il museo archeologico di Firenze (Sic! uno scempio del genere non ce lo saremmo aspettato nemmeno da un tombarolo ignorante…). Questi, decorati alla base da un motivo a geison dentellato, sovrastano triglifi e metope. I primi ricordano le antiche costruzioni templari doriche ove erano realizzati con tre tronchi di legno ciascuno. Negli spazi vuoti delle metope potevano essere alloggiate tavolette di argilla con motivi in bassorilievo. I frontoni, mal conservati, presentavano delle divinità drappeggiate da una parte mentre dall’altra una teoria di guerrieri. Singolare è la presenza, ai due lati dei timpani, di due Gorgoneion, che non trovano riscontro nei templi dorici greci, ma poste sui tetti delle case etrusche con funzione di pluviali.

Mancando a queste opere tutti gli altri elementi sottostanti, perché “asportati”, non si può indicare altro, soltanto prendere atto della loro realizzazione a similitudine dell’ordine architettonico dorico.

 

 

 

I BEI SENTIERI DI FONDO VALLE

 

  • Il tratto del Fosso Pile
  • L’alberato “Torrente Biedano”

 

 

LA CAVA BUIA

 

Tratto viario interno dell’Etruria sulla Via Clodia completamente intagliato nel tufo, maestoso nei suoi 400 metri di lunghezza, 2,50 mt. di larghezza e 10 mt. circa di profondità media.

L’opera si presenta ancora in un discreto stato di conservazione, soltanto l’invadente bagolaro (spaccasassi) la può compromettere. Le sue radici si insinuano nelle pareti di tufo, lasciando in bilico grosse scaglie di roccia, di quando in quando, lasciate precipitare giù per effetto perverso della gravità.

Ma “l’anziana signora” è sempre bella ed affascinante, porta bene i suoi duemilaquattrocento anni … i suggestivi scorci delle pareti di tufo che virano, a seconda della luce del giorno che penetra dall’alto, tra i colori bruno rosso fulvo giallastro. I lunghi rettilinei.

Oggi la tagliata rimane completamente isolata dal bel contesto archeologico del luogo, grazie a madre natura.

La nostra “Cava”, si difende da sola! Ogni anno che passa diventa sempre più irraggiungibile, protetta dal continuo dissesto idrogeologico circostante, da una fitta e bassa vegetazione dalla crescita veloce che soffoca ogni sentiero od il suo nuovo insorgere. E poi ci sono le piene del Torrente Biedano, (alcune di portata impensabile) e gli unici guadi, plausibili, non sono segnalati.

Per raggiungere le pendici della Cava si debbono traversare ben due forre tra boschi intricati, ma una volta giunti, per tornare indietro si perde facilmente l’orientamento. Per questo è evitata a priori dalle “guide”. Oltretutto la zona non è servita da linee telefoniche mobili, e da sistemi GPS.

 

Molta gente ha calpestato la carreggiata della nostra Cava Buia, dalla sua etrusca concezione fino al 1400, quando la città di Norchia fu abbandonata, a seguito di una grave forma malarica sviluppatasi ed i suoi abitanti si spostarono più a nord,  fondando il Paese di Vitorchiano, il cui nome risulta formato dalla fusione delle parole “Vicus Orclanus”.

          Ma ancora oggi la Cava vive, ed anche se alcune significative iscrizioni, incise sulle sue sponde, sembrano scomparse per naturale abrasione temporale, è  sempre uno dei più bei monumenti dell’Etruria Meridionale.

 I nomi dei consoli romani che ne hanno fatto manutenzione, riportati sulle pareti: “Ti. Terentius” e “C.Clodius Thalpius”, sono ormai scomparsi. Ma simbolismi arcani e religiosi, riferibili al periodo paleocristiano ed al medioevo, sono ancora visibili.

Un tempo buona parte della Tagliata era coperta. Si presentava come una sorte di lunga galleria. Questo secondo quanto ci riferiscono i Dotti, a seguito di particolari osservazioni e studi effettuati, d’altro canto il suo nome riferisce proprio questo … “Cava Buia”.

 

LA VIA CLODIA

 

Consolare che congiungeva l’Etruria da Veio fino a Saturnia, fu anche utile ai longobardi invasori. Servì per le Sante Crociate, consentendo alle miriadi di pellegrini, di intraprendere parte del viaggio verso Roma, oggi ne sopravvivono soltanto alcuni tratti.

Ma questa è un’altra storia!

 

Vanì. 3/03/2022

 

 



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